LA DONNA CHE VISSE NELLE CITTÀ DI MARE

di Marosella Di Francia e Daniela Mastrocinque

Tre città di mare, la vita unica di una donna. Storie femminili che si intrecciano, donne di epoche diverse alle prese con le difficoltà del loro tempo, talenti che si tramandano e poi l'emigrazione, lo sradicamento dalle proprie origini, il lavoro come strumento di emancipazione femminile, questi gli ingredienti de "La donna che visse nelle città di mare", romanzo scritto a quattro mani da Marosella Di Francia e Daniela Mastrocinque. Le autrici, la cui sinergia è tale che le parole sembrano uscite tutte dalla medesima penna, hanno plasmato una trama avvincente e dato vita a Costanza, una protagonista dai tratti unici con una storia tanto dura quanto avventurosa. La conoscenza che facciamo della protagonista progredisce attraverso il racconto, ma anche attraverso lettere e pagine di diario scritte di suo pugno. A poco a poco il personaggio di Costanza Andaloro, ispirato alla vera storia di una parente delle due autrici, si disvela.

Un libro che è un tuffo nel mare della solitudine femminile e che ci accompagna in un tortuoso percorso attraverso la storia per riportarci al presente. E' un'immersione nel dolore dei legami familiari spezzati, che però, di generazione in generazione, finiscono per ricomporsi.

TRE DIVERSI CAPITOLI DELLA VITA DI COSTANZA, TRE CITTÀ DI MARE.

mare mosso

mare mosso nel Golfo dei Poeti

La donna che visse nelle città di mare è un titolo emblematico: in questo romanzo il mare non fa solo da sfondo alle vicende narrate, ma diventa per la protagonista un vero e proprio "pharmakon", il suo conforto, il suo  rifugio dal dolore della vita.

Il mare che bagna le tre città in cui Costanza si trova a vivere, prima Messina, poi New York e poi Napoli, assume le sembianze di vero e proprio coprotagonista del romanzo.

Il mare segna le distanze, ma è nello stesso tempo un collante che idealmente unisce Costanza alle persone e ai luoghi a lei cari, che purtroppo non vedrà mai più. Per lei che vive nella condizione di apolide, il mare resta un elemento costante che le ricorda la sua città natale, la culla con il suo moto perpetuo, la rassicura. Nei momenti più difficili della sua esistenza, infatti, Costanza trova pace contemplando il mare, sia esso l'Oceano Atlantico o il Mar Mediterraneo, lui è sempre lì ad attenderla.

Messina, la città di mare in cui Costanza cresce.

La prima città di mare in cui sono ambientati i fatti che sconvolgono la giovane Costanza è Messina. Che la vita non sarebbe stata tenera con Cocò, così veniva chiamata affettuosamente in famiglia, lo si capisce fin dalle prime pagine. Di Francia e Mastrocinque aprono il racconto con la descrizione di un temporale intenso che si scatena a Messina una notte del 1904, a fine agosto. Cocò si addormenta serenamente, per lei il giorno seguente sarebbe stato speciale. Non si cura della burrasca sul mare che agita le onde, scuote le barche e dei fulmini che si squarciano il cielo. Quella notte suo padre, Domenico Andaloro, stimato medico e professore universitario, nonché personalità in vista della società messinese dell'epoca, si toglie la vita.

La terribile tragedia colpisce Costanza in un momento altamente simbolico della vita: il passaggio da ragazzina a giovane donna.

Quello doveva essere il giorno tanto atteso del suo fidanzamento ufficiale con un giovane benestante. Quella mattina infatti nell'elegante appartamento degli Andaoloro, che si trovava in uno dei palazzi più prestigiosi di Messina, fervevano i preparativi per la festa. Costanza, raggiante con la sua chioma color rame, aveva indossato il bellissimo vestito che si era disegnata da sola e, piena di entusiasmo, aveva aperto la porta dello studio per mostrarsi al padre in tutto il suo splendore.

Da quel momento in poi i sogni della vita da sposa e la felicità per il futuro svaniscono. Non ci sarebbe stato nessun fidanzamento. Questo gesto inspiegabile del padre getta un'ombra sulla famiglia di Costanza, nonostante le donne di casa facciano da subito del loro meglio per contenere lo scandalo che all'epoca rappresentava il suicidio.

Costanza cade in una profonda forma depressiva, si chiude in se stessa, diventa distante e insofferente.

La soluzione per tornare alla vita, una vita nuova lontano dall'angosciosa quotidianità di Messina, arriva dalla cara amica Giuseppina, figlia di un collega e amico del Dottor Andaloro, che si era trasferita a New York perché lì il padre aveva ricevuto un incarico prestigioso. Costanza parte con l'intento di lasciare al di là dell'oceano le angosce quotidiane con cui era costretta a fare i conti, ma si separa anche dagli affetti più cari.

La nuova vita a New York e il terremoto di Messina del 1908

ellis island

Ellis Island, NewYork

New York la incuriosisce e la spaventa al contempo, ma presto Costanza acquisterà la mentalità del Nuovo Mondo e troverà lavoro come sarta. Potrà così imparare le tecniche sartoriali e coltivare il suo talento nella creazione di vestiti. Se avesse continuato a vivere a Messina, l'idea di lavorare in una sartoria non l'avrebbe mai sfiorata, nella società siciliana dell'epoca, infatti, la maggior aspirazione per una giovane donna era il matrimonio.

La vita al di là dell'oceano si rivela piena di possibilità per Costanza. E' fortunata se paragoniamo la sua condizione privilegiata a quella di molti suoi connazionali, emigrati in America nella speranza di sfuggire alla povertà, che invece pareva averli seguiti fin là. Salpati dall'Italia con grandi progetti e finiti a vivere in quartieri sovrappopolati di New York, ammassati in edifici insalubri, vittime della denutrizione e delle epidemie. Nel libro troviamo un triste affresco di questa umanità disgraziata.

Costanza, invece, vive il suo sogno americano, inizia ad inserirsi nella società newyorkese, il dolore a poco a poco fa spazio alle nuove energie che la città le infonde.

Ma non per molto. Una mattina una notizia proveniente dall'Italia sconvolge di nuovo la sua esistenza: il terremoto di Messina del 1908. La tragedia spazza via tutti i legami familiari di Costanza. La giovane non riceverà più notizie dei suoi cari e avrà la consapevolezza che i luoghi in cui è cresciuta non esistono più, la sua bella casa sul Golfo di Messina non c’è più. Le comunicazioni con la città sono interrotte, l'attesa di notizie si trasforma in un'agonia. Costanza si sente persa, senza più famiglia, senza più una casa in cui tornare. Questo grande vuoto sarà alla base della nuova decisione che prenderà di lì a poco, ovvero quella di attraversare di nuovo l'Atlantico alla volta di un'altra città di mare: Napoli.

Napoli e Lucilla

vesuvio napoli

foto che ho scattato quando vivevo a Napoli

Costanza si trasferisce a Napoli per seguire il marito Pietro, musicista dal grande talento, emigrato in America per costruirsi una carriera, ma con poco successo. Pietro, che è vedovo ed ha già un figlio, è più adulto di Costanza e il loro matrimonio nasce per un patto di reciproco aiuto, non per vero amore. L’idea che mi sono fatta è che Costanza scelga di sposarlo, troncando una relazione con un giovane italo-americano, per il bisogno di colmare il vuoto che sente e realizzare il desiderio di ricreare al più presto una famiglia, che diventi per lei un luogo sicuro, quel luogo ideale che il terremoto di Messina le aveva strappato per sempre.    
Una volta in Italia la relazione tra i due si rivelerà deludente, fatta di  incomprensioni, gravata dal peso della smania di successo di Pietro, che alla fine tornerà negli Stati Uniti con il figlio, lasciando Costanza incinta di una bambina che sarebbe cresciuta senza padre.

La vera storia d'amore che vive Costanza a mio parere è quella con la città di Napoli. Il segreto di questo amore è racchiuso nelle parole della sua domestica Concetta: "...voi non ve ne accorgete ma Napoli vi fa bene. Napoli è come voi e questo vi guarisce." E' ancora a Napoli che Costanza mette a frutto il suo talento creando dal nulla una sartoria e dedicando al lavoro rigoroso tutto il resto della sua vita, in un'epoca in cui le donne imprenditrici in Italia erano delle vere pioniere.

Nell’ultimo capito del libro la Napoli dei giorni nostri fa da cornice alle vicende che riguardano Lucilla, la pronipote di Costanza. Di Francia e Mastrocinque, entrambe partenopee, ci regalano un ritratto vivo e fedele città. Mi sono fatta trasportare dalle loro parole nei quartieri e nelle viuzze del centro di Napoli, non senza nostalgia, perché anch’io ho vissuto alcuni anni in questa città e mi è rimasta nel cuore. 

Torniamo a Lucilla: la giovane, dotata dello stesso talento per la musica del bisnonno Pietro e della passione per i vestiti di Costanza, si mette sulle tracce del passato della sua famiglia. Viene così a conoscenza di molti episodi della tormentata vita di Costanza, la sua bisnonna di cui a stento aveva sentito parlare.

Ed è proprio tra i quartieri brulicanti di umanità di questa città di mare unica nel suo genere che i rapporti familiari di Costanza, recisi tanto tempo prima, si ricompongono attraverso l'intraprendenza e la caparbietà della pronipote Lucilla. Nei suoi lucenti capelli rossi e nel suo carattere rivive tutta l'esuberanza della signorina Cocò Andaloro.

INFORMAZIONI UTILI

  • Autrici: Marosella Di Francia e Daniela Mastrocinque entrambe napoletane e Professoresse di storia e italiano. Hanno al loro attivo già diverse pubblicazioni, insieme hanno scritto anche la sceneggiatura de "Gli amanti di Parigi" (Esa 2013) e il libro "Amiche di penna. Il romanzo epistolare di Anna Karienina ed Emma Bovary" (Mondadori 2016)

  • Titolo: La donna che visse nelle città di mare

  • Casa Editrice: Giunti Editore (2023)

  • Ebook: Euro 9,99

  • Libro cartaceo: Euro 15,90

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